IL 1° SPECCHIO ESSENO
Il primo specchio esseno dei rapporti umani, è quello della nostra presenza nel momento presente.
Il mistero del primo specchio è
incentrato su cosa noi inviamo nel
momento presente alle persone che ci stanno accanto. Quando ci troviamo circondati da individui e
modelli di rapporto con comportamenti in
cui domina l’aspetto della rabbia o della paura - lo specchio funziona in entrambi i sensi, potrebbe invece trattarsi
di gioia, estasi e felicità: ciò che vediamo nel primo specchio è l’immagine di quello che noi siamo
nel presente. Chi ci è vicino ce lo rimanda, rispecchiandoci.
IL 2°
SPECCHIO ESSENO
Il secondo specchio esseno dei rapporti umani, ha una qualità simile alla precedente
ma è un po’ più sottile. Anziché riflettere ciò che siamo, ci rimanda ciò che
noi giudichiamo nel momento presente.
Se siete circondati da persone i cui modelli di
comportamento vi provocano frustrazione o scatenano la vostra rabbia o astio e
se percepite che quei modelli non sono vostri in quel momento, allora
chiedetevi: Mi stanno mostrando me stesso nel presente? Se potete onestamente
rispondervi con un no c’è una buona probabilità che vi stiano invece mostrando
ciò che voi giudicate nel momento presente. La rabbia, l’astio o la gioia
che voi state giudicando.
Pensiamo a quando varie persone impersonano gli stessi modelli
per voi esprimendo rabbia ed astio. Vi è mai capitato di essere irritati
o ansiosi di arrivare da qualche parte e di salire in macchina rendendovi conto
che avete fatto continuamente delle scelte sbagliate: in banca avete scelto la
fila più lenta, avete sbagliato la rampa di accesso nel raccordo stradale, e
ora mentre guidate vi ritrovate dietro a macchine che vanno a 50 Km
all’ora in una strada dove si potrebbe andare a 100? Può darsi che quelle
persone vi stiano riflettendo ciò che siete in quel momento.
Spesso il mistero del primo specchio rappresenta
esattamente ciò che sta succedendo A volte siamo in presenza di persone che ci
rimandano come siamo in quel momento e altre volte non è così. Allora la
gente dice che gli specchi non funzionano.
Invece funzionano!..se abbiamo la saggezza di comprendere cosa
ci stanno dicendo.
Alcuni anni fa ho avuto la rarissima possibilità di vedere entrare nella mia vita tre persone diverse durante lo stesso mese. Avrebbe dovuto essere un segno premonitore abbastanza chiaro per me! Quando tre nuovi rapporti umani, diversi fra loro, si presentano durante lo stesso mese, è come una bandierina che dice: “ Qui sta per accadere qualcosa! Credeteci!
Alcuni anni fa ho avuto la rarissima possibilità di vedere entrare nella mia vita tre persone diverse durante lo stesso mese. Avrebbe dovuto essere un segno premonitore abbastanza chiaro per me! Quando tre nuovi rapporti umani, diversi fra loro, si presentano durante lo stesso mese, è come una bandierina che dice: “ Qui sta per accadere qualcosa! Credeteci!
Uno era un potenziale rapporto amoroso.
Un altro era un potenziale rapporto d’affari.
Il terzo era un misto di amicizia e di lavoro.
Fu ciascuna di quelle tre persone a venire da me, ognuno
di loro mi aveva cercato. Questo avrebbe dovuto essere il secondo
segno.
Il rapporto amoroso riguardava una persona con cui avevo
lavorato; avevamo passato molto tempo insieme scoprendo vari interessi
comuni e stare con lei aveva senso per me. Non era tanto una
potente attrazione magnetica, quanto la cosa giusta da fare.
Il secondo rapporto, quello d’affari, era molto interessante.
Ero occupatissimo a svolgere seminari a tempo pieno in quel momento e una
persona, un uomo, venne da me offrendosi di curare gli aspetti logistici del
mio lavoro, il che mi avrebbe permesso di fare altre cose che mi
premevano di più, mentre lui avrebbe potuto svolgere compiti che gli riuscivano
facili. Sembrava una buona idea.
Il terzo rapporto era di amicizia e quasi di affari e riguardava
un bravissimo falegname che si offrì di prendersi cura della mia casa nel
Nuovo Messico settentrionale durante l’autunno successivo quando avrei condotto
un gruppo in Egitto.
In effetti avevo già cominciato a cercare qualcuno che
abitasse nella mia proprietà, quindi anche quella mi sembrò una cosa giusta da
fare.
L’uomo mi disse che gli sarebbe piaciuto stare da me in cambio
di servizi di falegnameria e di custodia della casa.
Tutto mi accadde quasi contemporaneamente in un periodo della
mia vita in cui ero veramente molto impegnato.
Io decisi di farlo e in quello stesso mese ciascuno delle tre
persone che erano entrate nella mia vita, ognuna di loro cominciò a farmi
impazzire. Mi facevano veramente imbestialire. C’era un modello che
mi si era presentato varie volte nella mia vita. Quando le cose mi
rendevano furioso, io usavo la logica e mi dicevo: “Beh, sei solo stanco, hai
viaggiato molto, sei sotto pressione, in questo momento, prenditi
un’altra settimana di tempo forse due, per vedere come vanno le cose.”
Quindi partivo – e l’ho fatto anche con quelle persone. Facevo un viaggio,
tornavo una decina di giorni dopo e tutto era come prima, e allora ripartivo.
Avevo una routine a quell’epoca. Facevo un viaggio,
tornavo all’aereoporto di Albuquerque, mi fermavo al bancomat per prelevare dei
contanti, andavo a prendere i miei animali dal veterinario che li aveva in
custodia, tiravo fuori l’auto dal parcheggio, facevo il pieno e guidavo
per quattro ore fino a casa nel Nuovo Messico del Nord.
Durante quello specifico viaggio iniziai la solita routine
e non andai molto lontano perché, arrivato al Bancomat dell’aereoporto di
Albuquerque, alle 5 di pomeriggio, mi vidi recapitare il messaggio che
sul mio conto non c’era più niente.
Sapevo che si trattava di un errore e che il conto era
ben fornito, perché mi era appena stato concesso un permesso di
costruzione per un’attività da realizzare sulla mia proprietà ed avevo
molti soldi a disposizione per questo. Quindi decisi che avrei verificato
tutto il lunedì mattina successivo.
Guidai fino a casa e il lunedì mattina, puntualmente chiamai la
banca dove mi dissero che non solo non c’era denaro sul conto ma che avevo
anche 71 assegni scoperti e che per ciascun assegno c’era una penale da pagare.
Poi mi chiesero quando sarei potuto passare in banca a
discutere la situazione.
Ci andai immediatamente
Uno di quegli assegni era all’ordine del mio caro amico Jerry
Home e questo è il modo in cui ci siamo conosciuti.
Andai in banca e chiesi cos’era successo. Mi risposero che
c’era stato un prelievo per mezzo di un bonifico telegrafico, che non era stato
autorizzato da me, nonostante la banca avesse creduto il contrario e che tutto
il denaro era stato prelevato fino all’ultimo centesimo. Quindi gli
assegni che avevo già emesso erano scoperti e mi erano stati addebitati.
Quando qualcosa del genere accade non c’è nessun senso nel
razionalizzare. Non si può farci niente.
Siccome non avevo neanche i soldi per fare benzina e per
riprendere i miei animali dal veterinario, fui costretto a cercare di rendermi
conto pienamente di cosa mi stava succedendo. Ricordo di aver pensato:
“Santo cielo! Qui sta succedendo qualcosa di grosso”. Avevo appena terminato di
svolgere una serie di seminari nel Nord Ovest del Pacifico durati circa un mese
e gli organizzatori di quei programmi mi stavano dando mille ragioni per cui
non c’erano ancora fondi per pagarmi. Nel frattempo l’uomo che viveva
nella mia proprietà in cambio di lavori di falegnameria – questo è un argomento
veramente molto delicato per me – diciamo che aveva scelto uno stile di
vita che non solo non corrispondeva a quello della nostra proprietà, ma
era anche illegale nello Stato del Nuovo Messico ed io gli avevo chiesto di
cambiare stile di vita.
Quindi tutte quelle cose mi accadevano contemporaneamente ed io
mi sono detto: “Ebbene, se è vero che gli specchi funzionano, ovviamente me ne
vengono presentati alcuni in questo momento. Cosa mi stanno dicendo?”
Sono così andato a fare una passeggiata – non avevo molta scelta quel giorno –
in una bellissima strada che da casa nostra si inoltra per circa quattro miglia
fino alle gole del Rio Grande ed è un meraviglioso santuario naturale.
Lungo quella strada c’è un’enorme montagna, chiamata il “Pick”.
Gli indiani raccontano un sacco di storie su quella
montagna sacra che segna la fine dei loro terreni di caccia. Avevo
immaginato dei libri e condotto interi seminari su quella strada e poi
ero andato a casa e li avevo trascritti al computer.
Mi chiesi nuovamente: “Se gli specchi funzionano, che
aspetto di me stanno riflettendo queste persone?” Sapevo che avrei dovuto
trovare un filo conduttore comune- Quindi cominciai ad
analizzare cosa rappresentava per me ciascuno di quei rapporti.
Analizzai molte possibilità e quando ebbi finito sapevo che ciascun rapporto
era collegato ad elementi di onesta, integrità e fiducia. Quindi mi sono
detto: “Se questo specchio è vero, se queste persone stanno riflettendo
tali modelli di comportamento, mi stanno forse mostrando che in qualche modo io
manco di onestà, di integrità o di fiducia?”
Ed ancora prima che io formulassi quella frase ero certo
che non fosse così, perché quelle erano proprio le qualità che applicavo nel
mio lavoro. Esattamente quelle. Allo stesso tempo ebbi
un’illuminazione, così potente e sottile che mi fece realizzare questo: gli
specchi non mi stavano mostrando – come avevo pensato – un riflesso di
ciò che io ero nel momento presente, mi stavano invece proponendo un’immagine
più sottile, lo specchio di ciò che io
giudicavo in quel momento, lo specchio di come giudicavo, proprio in quel
momento. Solo questo.
Avevo in me una fortissima carica su onestà, integrità e fiducia. Quando avete una carica emotiva su qualcosa,
che cosa vi promette? Promette che la incontrerete nella vita. Io
avevo quella carica.
Ciascuna delle tre persone che erano entrate nella mia vita – ora
lo so – era un potente ed abile maestro che impeccabilmente ha retto uno
specchio davanti a me riflettendo le mie cariche più potenti. Il processo fu
relativamente breve, anche se sarebbe potuto durare per anni. Forse
era stato davvero così, forse quegli specchi mi erano già stati
mostrati per molto tempo a dei livelli tanto sottili che non li avevo
riconosciuti. Poi erano divenuti sempre meno impercettibili, fino a che
successe qualcosa che non avevo potuto ignorare.
In quel momento della mia vita mi fu mostrato quello
specchio, in quel momento avevo davanti a me il secondo mistero dei rapporti
umani: ciò che giudichiamo nel momento presente.
A proposito dell’uomo che si era offerto di organizzare i
miei seminari, l’attimo in cui ci eravamo conosciuti a casa di un comune
amico in California del Nord, era successo qualcosa di interessante. Non
ci eravamo ancora incontrati di persona. Avevamo solo parlato per
telefono e appena lo vidi gli posi una domanda che faccio raramente: “Qual è la
tua data di nascita?” Rispose “28 giugno 1954”. Ed io ne fui molto
stupito perché era anche la mia! Lo stesso giorno, mese e anno!
Anch’io come tutti quelli del segno del Cancro vivo in un mondo
fatto di sentimenti, sono un doppio segno del Cancro e questo significa il
doppio di sentimenti, inoltre ho 5 o 6 pianeti nella dodicesima casa, tutti nel
segno del Cancro, quindi il mio mondo è un mondo di sentimenti. Il mio sentiero
di vita è stato quello di conciliare il sentimento con il mondo accademico e
scientifico attraverso il lavoro nelle imprese e nelle università. Ho
guardato in faccia quell’uomo e gli ho detto che, sicuramente anche lui, aveva
avuto le stesse esperienze. Un altro uomo del Cancro! Che
fantastica persona con cui entrare in affari!. Lui allora mi guardò
direttamente negli occhi e mi disse qualcosa di cui non tenni conto perché
stavo usando la logica. “Ah, io sono il tuo doppio negativo” mi
rispose. Io non ascoltati, perché la logica mi diceva “Sta solo
scherzando”, però provavo una strana sensazione qui. Anche con l’uomo che si
trasferì nella mia proprietà per prendersene cura in cambio di ospitalità
provai una certa sensazione ma non ci feci attenzione, perché la mia logica
diceva: non lo conosci nemmeno, perché lo giudichi?
Anche nel rapporto amoroso provai una certa sensazione e
la mia logica mi disse: beh, quella sensazione ti viene dall’ultima volta in
cui hai sofferto, quindi dai una possibilità a questo nuovo rapporto!.
La ragione per cui vi racconto queste storie è che in ciascuna
di esse provai una sensazione immediata e che ciascuna mi procurò più di
una lezione, come ho detto anche ad altri che hanno trovato questi esempi
molto stimolanti. Era una lezione di cui non mi importava in quel momento.
Durante la settimana in cui io riconobbi il modello del giudizio
e cioè che ciascuna di quelle persone era un maestro nel rispecchiarmi le
cose che giudicavo, ogni altro rapporto che esisteva in virtù del
giudizio critico, iniziò a scomparire dalla mia vita. E’ un effetto a catena.
Ve lo dico perché so che funziona proprio così. Se vivete un certo modello in
un area della vostra vita, esso rispunta anche altrove e una volta che
viene guarito ed appianato, anche in una sola aerea, guarisce dappertutto,
simultaneamente, perché la nostra natura è oleografica. La consapevolezza
funziona così: si riflette su moltissimi livelli diversi.
Il rapporto con l’uomo che si era offerto di entrare in
affari con me non funzionò affatto, anche se io sentivo di avergli dato ampie
opportunità.
In effetti però funzionò bene perché mi offrì uno specchio,
anche se non sapevo cosa mi stava mostrando. Quindi un bel giorno chiamai
quell’uomo al telefono e gli dissi: “Non intendo più lavorare con te”. La
conversazione in realtà fu un po’ più elaborata, ma non voglio dilungarmi
troppo. Riagganciai il ricevitore e nel farlo mi resi conto di aver appena
disdetto tutti i miei programmi, tutte le mie fonti di reddito e per i 6 mesi
successivi. Era un sabato pomeriggio e passai tutto il resto del giorno e la
domenica a riflettere sul da farsi. La domenica sera trovai sulla
segreteria telefonica il messaggio di una donna che non conoscevo che
aveva sentito parlare dei miei seminari da amici comuni e che mi chiedeva
di richiamarla.
Mi disse che era interessata a sponsorizzarmi e a creare
programmi per me in tutto il paese se accettavo di collaborare con lei.
La prima cosa che le chiesi fu: “Qual è la sua data di nascita?” Lei disse “28
giugno 1954”. E’ una storia vera. La mia prima reazione fu di chiudere
la comunicazione ma non riuscii a farlo e le raccontai tutta la
storia. Lei mi chiese se intendevo dare una possibilità alla sua
proposta. Questa volta feci attenzione a cosa sentivo e c’era qualcosa di
diverso, perciò dissi di sì.
Oggi quella donna è coordinatrice di seminari, svolge laboratori
per conto suo ed ha scritto molti libri. Si chiama Joan Carrol
Cornak, se la conoscete.
Io non ho permesso al primo rapporto di inquinare il secondo
perché sono riuscito ad aver fiducia in ciò che sentivo e a capire il significato
della sensazione che provavo e si è realizzato fra noi un rapporto molto
forte. Ed è stato attraverso quella persona che ho incontrato Melissa.
Riassumendo, è interessante come funzionano queste cose.
Attraverso il secondo specchio del giudizio critico mi è stato mostrato
quali erano le mie più grosse cariche. Non tanto cosa io ero, quanto ciò
che io giudicavo nel momento presente ed ho imparato una grande lezione sul
discernimento e sulla fiducia.
E’ stata una lezione relativamente poco gravosa in
paragone di ciò che è venuto immediatamente dopo, perché ho
cominciato ad avere a che fare con creditori, contratti ecc. E attraverso
il mio potere di discernimento, ho evitato seri problemi potenziali.
Quindi vi invito a passare in rivista le vostre vite, le persone che vi sono
più care, perché sono quelle che fanno da calamita, siano esse relazioni
amorose oppure rapporti di famiglia – questi ultimi non ci è dato di
sceglierceli. Osservate le caratteristiche che le persone usano nel premere
i vostri bottoni e chiedetevi: “Mi stanno mostrando me stesso nel
momento?” Se la risposta onesta è “No”. Allora chiedetevi questo:
“Mi stanno mostrando ciò che io giudico nel momento?” La risposta
potrebbe sorprendervi.
IL 3° SPECCHIO ESSENO
Il terzo specchio esseno dei rapporti umani è uno degli specchi più facili da
riconoscere, perché lo percepiamo ogni volta che ci troviamo alla presenza
di un’altra persona, quando la guardiamo negli occhi e in quel momento
accade qualcosa di magico. Alla presenza di questa persona, che forse non
conosciamo nemmeno, sentiamo come una scossa elettrica, forse anche la pelle
d’oca sulla nuca o sulle braccia. Che cosa è appena successo in quell’attimo?
Attraverso la saggezza del terzo specchio ci viene chiesto di
ammettere la possibilità che, nella nostra innocenza, noi rinunciamo a delle
grosse parti di noi stessi per poter sopravvivere alle esperienze della
vita. Possono venir perse, senza che noi ce ne rendiamo conto, o forse le
perdiamo consapevolmente o ancora ci vengono portate via da coloro che hanno un
potere su di noi.
Talvolta quando ci troviamo in presenza di un individuo che
incarna proprio le cose che abbiamo perduto e che stiamo cercando, per poter
ritrovare la nostra interezza, i nostri corpi esprimono una risposta
fisiologica per mezzo della quale realizziamo di nutrire un’attrazione
magnetica verso quella persona.
Se vi trovate in presenza di qualcuno e, per qualche
motivo inspiegabile, sentite l’esigenza di passare del tempo con quella
persona, ponetevi una domanda: che cosa ha questa persona che io ho perduto, ho
ceduto, o mi è stato portato via? La risposta potrebbe sorprendervi
molto perché in realtà riconoscerete questa sensazione di familiarità, quasi
verso chiunque incontriate. Cioè vedrete delle parti di voi stessi
in tutti. Questo è il terzo mistero dei rapporti umani.
Nel 1992, stavo svolgendo una serie di seminari molto
simili a questo in un bellissimo posto che, a quell’epoca, era una
pensione ed un centro per ritiri spirituali.
Avevamo affittato l’intera struttura, incluso la grande sala al
pian terreno, dove ogni sera guardavamo i nostri video. Una sera stavamo
guardando uno stupefacente video con Richard Holden che presentava una
conferenza alle Nazioni Unite durante una sessione speciale di argomento
archeologico incentrato su ciò che, secondo lui, era stato trovato su
Marte nel 1976 dal progetto della sonda Viking. Era buio, la porta si
aprì ed entrarono due persone che chiesero una stanza, e naturalmente la
pensione era tutta occupata da noi.
Videro ciò che stavamo guardando e lo trovarono molto
interessante, perciò chiesero di restare con noi ed io acconsentii. Alla
fine della proiezione quando si riaccesero le luci, guardai le due nuove
arrivate, che erano due viaggiatrici e notai che stranamente una di loro aveva
un aspetto molto familiare. Non l’avevo mai incontrata prima e
tuttavia sentivo un senso di familiarità. Vi è mai successa la stessa cosa,
magari in un aereoporto, in una stazione, in un centro acquisti? Anche le
drogherie sono ottimi posti, perché lì nessuno ci pensa né ha aspettative
di sorta.
All’improvviso, anche se non stai cercando di incontrare
gente o di procurarti qualcosa consciamente, qualcuno viene verso di te e
tu percepisci questa persona che ti passa davanti e dici: santo cielo che cosa
è stato? Forse i nostri occhi si incontrano e per una frazione di secondo
avviene una piccola magia, scocca una scintilla di riconoscimento reciproco.
Nella nostra società questo comportamento non è bene
accetto, perciò spesso troviamo il modo di distaccarcene. Se siamo per
strada faremo qualcosa come mandare indietro i capelli, o come fissare una
gomma da masticare appiccicata sul selciato o qualunque altra cosa che
interrompa quel contatto.
Che cosa succede in quel momento. Cosa succede quando
guardate così qualcuno e sentite quel senso di familiarità?
Ad un certo punto della mia vita ho lavorato con un gruppo di
ingegneri e uno di loro provava sensazioni simili molte volte al giorno.
Di regola gli accadeva con le donne. Ad esempio usciva dall’ufficio
per pranzo oppure per riscuotere lo stipendio in banca o per fare qualche
commissione il venerdì pomeriggio. Poi tornava, si sedeva immobile alla
scrivania. Allora io gli chiedevo se c’era qualcosa che non andava
e lui mi rispondeva: “Non riesco a lavorare, mi sono innamorato durante la
pausa-pranzo.” Il mio collega si innamorava varie volte al giorno.
Questo gli rendeva la vita un inferno.
Questo è il modo in cui gli specchi si presentano a noi e questa
è la ragione per cui vi racconto delle storie vere. Gli succedeva così
spesso che noi colleghi avevamo perfino dato un nome a quell’effetto, lo
chiamavamo Effetto Schiaffo. Lui usciva per pranzare e poi tornava e diceva
sono stato schiaffeggiato 5 volte. Voleva dire che si era
innamorato 5 volte. Riprendevamo il lavoro e intanto lui faceva cose
diverse come chiamare la banca dove aveva incassato l’assegno per
chiedere chi era la terza impiegata da sinistra, poi le telefonava e la
invitava a prendere un caffè. Lei rispondeva di sì e mentre prendevano il
caffè, lui osservava la cameriera e sentiva che se ne stava innamorando.
Succedeva continuamente ed era un vero problema per lui perché aveva una moglie
e due bei bambini a cui voleva molto bene. Quello che vi ho narrato
era un caso estremo ma ve l’ho mostrato come esempio perché è molto
appropriato.
Cosa succede nel momento in cui proviamo quella sensazioni?
Ebbene sto per raccontarvi ciò che è accaduto a me… Quella
famosa sera, le luci si accesero, le donne erano lì sedute e quando guardai
negli occhi una di loro ebbi la sensazione che accadesse qualcosa di magico.
Lei ed io continuavamo a parlare anche dopo che tutti erano andati a dormire.
Allora le chiesi se le andava di fare una passeggiata e lei
acconsentì. La cittadina era così piccola che per attraversarla
bastava un minuto. C’erano un museo, un ufficio postale, una gelateria e
si era visto tutto.
La donna ed io abbiamo percorso quel tragitto molte volte quella
sera e poi alla fine ci siamo augurati la buona notte, senza che io le avessi
chiesto come si chiamava, perché pensavo che la cosa sarebbe finita lì.
Alla fine del seminario sarei dovuto rientrare nel nuovo Messico
[...]. Il mattino in cui dovevo partire [...]. mentre guidavo mi
fermai ad un semaforo, alzai lo sguardo e all’angolo vidi proprio la donna che
avevo conosciuto la sera prima. Lo vedete questa storia alla fine ha la
sua coerenza. Lei mi vide e venne verso la mia macchina per
salutarmi, intanto il semaforo era diventato verde e la gente aveva
cominciato a suonare il clacson. Allora le chiesi se aveva già pranzato e
lei mi disse di no, quindi la invitai a salire in macchina. Andammo
a comprare le ultime cose per il gatto e poi ci recammo in un
delizioso piccolo caffè quasi fuori città dove ci sedemmo a parlare.
E parlammo, parlammo, parlammo… Restammo lì tutta la mattina. La
gente che era venuta a far colazione se ne andò e il caffè diventò molto
tranquillo, poi arrivarono i clienti dell’ora di pranzo, poi anche loro se ne
andarono e ci fu di nuovo molta quiete. La donna doveva ripartire
per la costa Orientale ed io per il Nuovo Messico. Alla fine ci
dicemmo: “Beh, visto che dobbiamo partire sarà meglio muoverci.” Lei mi
accompagnò alla macchina, le diedi un bacio d’addio sulla guancia e…
ancora oggi non so quale sia il suo nome.
Mentre la guardavo allontanarsi mi successe questo: sentii
una grande tristezza dentro di me perché iniziavo già a sentire la sua
mancanza. La osservai partire a bordo della sua auto e vidi le luci
posteriori sparire lungo la strada. Dieci anni fa se mi fosse successa una cosa
simile avrei detto che mi ero innamorato e avrei fatto qualcosa di molto
romantico, come saltare in macchina per inseguirla, fermarla sull’autostrada e
dirle cosa provavo per lei. Sapevo che mi stava succedendo qualcosa
ma sapevo anche che non si trattava di questo. Rimasi seduto in macchina e
all’improvviso cominciarono a scendermi sul viso delle grosse lacrime.
Ricordo di aver pensato: santo cielo, questa deve essere una lezione veramente
potente!
Prima c’era stata quella sensazione di familiarità, ora c’era
tristezza perché la donna stava partendo.
Mi limitai a chiudere gli occhi ed a pormi una domanda come
faccio spesso, dicendo: ”Padre chiedo che mi venga data la saggezza
necessaria per comprendere la sensazione che prova il mio corpo.”
Quando si fa una domanda come quella di solito ci si aspetta una
risposta, invece io ottenni un’altra domanda; mi stavano facendo
lavorare! La domanda era semplice! “Che cos’ha questa donna che ti manca?” Io
non avevo pensato al “cosa” sapevo solo che mi mancava!
Cominciai a riflettere su tutto ciò di cui avevamo parlato
e ciò che avevamo condiviso la sera prima e al caffè e capii che quello che mi
mancava veramente era la sua innocenza, la sua capacità di stupirsi delle
cose. Era qualcosa di molto importante per me in quel momento della mia
vita, perché ero passato attraverso il mondo accademico, il viaggio sacro
nell’accademia e avevo trascorso molto tempo nel mondo aziendale.
Tutto questo ha un costo, lo sapete anche voi. Cioè
nel ricordare e nello sviluppare la conoscenza noi perdiamo l’innocenza.
[...]
Così quando capii che cosa mi mancava di quella donna, seppi che
non me ne ero innamorato e che lei in poche ore era stata capace di
reggere davanti a me lo specchio di una grande parte di me stesso che
avevo perduto per ottenere ciò che mi ero prefisso di avere nella mia vita..
Credo che l’abbiamo fatto tutti in una certa misura. Tutti
abbiamo ceduto consciamente delle grosse parti di noi stessi oppure le abbiamo
perse senza neanche accorgercene, o ci sono state portate via da coloro che
hanno avuto potere su di noi. E tutto questo l’abbiamo fatto per sopravvivere.
Forse oggi più che mai in questa fase dell’umanità e
della storia geologica, noi chiediamo a noi stessi di riportare a casa quelle
parti di ognuno di noi per poterci conoscere nella nostra interezza e per
avere l’esperienza di vita che scegliamo.
Quella fu un’esperienza fantastica per me. Sapevo che
quella donna mi aveva mostrato il terzo specchio esseno dei rapporti umani:
quello che abbiamo perso, ceduto o che ci è stato portato via.
La verità di quest’esperienza è che se siamo veramente sinceri
gli uni con gli altri, veri gli uni con gli altri, possiamo vedere e sentire
una porzione di noi stessi, semplicemente guardando negli occhi quasi tutte le
persone che incontriamo.
Possiamo cioè provare la sensazione del riconoscimento, della
familiarità. Vi invito a percepire in voi questa sensazione. Fatelo
in luogo pubblico, non importa se è in una stazione, in un aereoporto, o dal
fruttivendolo, perché la gente in quei luoghi non si aspetta quel tipo di
esperienza.
Quando qualcuno entra nel vostro campo di
consapevolezza e sentite quella sensazione, iniziate una conversazione su
qualunque argomento, se vi succede come spesso accade, nella sezione
della frutta, parlate di frutta e dite: Hmm! Che buon profumo! Che bell’uva!
Che belle banane! Non importa che cosa dite. Iniziate una
conversazione e, mentre i vostri interlocutori parlano, ponetevi
mentalmente questa domanda: Cosa vedo in questa persona che io ho perso,
ho ceduto o che mi è stato preso?” La risposta vi sorprenderà, ve
l’assicuro.
IL 4° SPECCHIO ESSENO
Il quarto specchio esseno dei rapporti umani è una qualità un po’
diversa. Spesso nel corso degli anni ci accade di adottare dei
modelli di comportamento che poi diventano tanto importanti da farci
riorganizzare il resto della nostra vita per accoglierli.
Sovente tali comportamenti sono compulsivi, creano dipendenza.
Il quarto mistero dei rapporti umani, ci permette di osservare noi stessi in
uno stato di dipendenza e compulsione. Attraverso la dipendenza e la
compulsione, noi rinunciamo lentamente proprio alle cose a cui teniamo di
più. Cioè mentre le cediamo, poco a poco vediamo noi stessi lasciare le
cose che più amiamo. Ad esempio, quando parliamo di dipendenza e
compulsione, molte persone pensano all’alcol e alla nicotina che sono
certamente capaci di creare tali stati.
Ma ci sono altri modelli di comportamento più sottili come
l’esercizio di controllo in ambiente aziendale o in famiglia o come
la dipendenza dal sesso, dal possedere o generare denaro e abbondanza, anche
questi sono esempi di compulsione e dipendenza.
Quando una persona incarna un simile modello di
comportamento, può star certa che il modello, che pur è bello di per sé, si è
creato lentamente nel tempo. Poco a poco, noi rinunciamo alle cose che ci
sono più care. Se riorganizziamo le nostre vite per far posto al modello
dell’alcolismo o all’abuso di sostanze forse stiamo rinunciando a porzioni
della nostra vita rappresentate dalle persone che amiamo, dalla famiglia, dal
lavoro, dalla nostra stessa sopravvivenza.
Il tratto positivo di questo modello è che può essere
riconosciuto ad ogni stadio, senza bisogno di arrivare agli estremi perdendo
tutto. Possiamo riconoscerlo, guarirlo, e ritrovare la nostra interezza
ad ogni stadio.
Alcuni anni fa ho condotto nel Sud-Ovest del Paese un seminario composto
da 40 uomini, tutti maschi – che diede ottimi risultati. Alcuni dei
partecipanti erano dei cowboys, dei ragazzi che non si sarebbero tolti il
cappello e gli stivali per nessun motivo al mondo.
Mi dissero: "posso abbracciare un uomo in questa stanza, ma
non lo farò mai là fuori". Per loro fu molto importante ricevere
questa piccola informazione sul quarto specchio, perché erano tutti sposati,
volevano bene alle loro mogli ed erano tutti continuamente attratti da
altre donne al lavoro, o in ufficio e non capivano il perché.
Questo è uno specchio potente che si applica anche al mondo
aziendale ed io l’ho fatto. Ero manager nel settore delle
telecomunicazioni, dirigevo due dipartimenti separati e collegati dove c’erano
degli impiegati che credevano di essere innamorati gli uni degli altri.
Di per sé non era un problema, anche se causava grossi sprechi di tempo: pause
pranzo molto lunghe, un sacco di gomme forate... molti bambini ammalati...nonni
deceduti…
Io sospettavo che si trattasse proprio di questo. E’ da
notare che il valore di questi principi sta nel fatto che li possiamo applicare
nella vita di ogni giorno. Infatti invitai due degli impiegati – entrambi
felicemente sposati – nella stanza delle riunioni e in tutto
rispetto della loro privacy, chiesi loro di guardarsi negli occhi e di
condividere che cos’era che li attraeva.
Diedi quasi un respiro di sollievo, quando i due si resero conto
che in realtà non erano innamorati, che non dovevano rischiare di
rinunciare alle loro amate famiglie e che in realtà ciascuno vedeva
nell’altro delle ampie parti di sé, che aveva perso.
Che specchio potente!
Un altro esempio: nel 1998 quando lavoravo per il programma
Star... a Sud di Denver, alcuni alti ufficiali del Pentagono ci
fecero visita per revisionare il programma. Ciascun dipartimento
designò un delegato ed io, non so come, finii per essere scelto.
Dopo la riunione ebbi l’opportunità d’incontrare personalmente
alcuni degli ufficiali e di partecipare ad una conversazione, proprio prima di
cena, durante la quale una persona del gruppo si rivolse ad un membro
dell’équipe, che aveva raggiunto il rango di Corporate American e che rientrava
tra i capi del personale. La domanda era: “Come ha fatto a raggiungere
questa posizione? Cosa è dovuto succedere nella sua vita affinchè lei
arrivasse a ricoprire un posto di potere e di controllo così prestigioso?”
L’uomo rispose, molto consapevolmente, guardandoci tutti negli
occhi e dicendo: “Per arrivare dove sono oggi, ogni volta che sono salito
di un gradino ho dovuto rinunciare ad una parte di me stesso. Poi
aggiunse: “ben presto capii che avevo rinunciato a tutto ciò che mi era caro: i
miei amici, la mia famiglia - mia moglie ed io siamo divorziati, coi miei
figli non ci parliamo nemmeno più.
Per me valeva la pena farlo perché lo scopo della mia vita era di esercitare
questo potere e controllo”. Quindi l’uomo ne era consapevole ed io mi
stupii della sua sincerità.
So che noi tendiamo a far compromessi, cedendo in cambio parti
di noi stessi per riuscire a sopravvivere.
Quindi, quando vi scoprite fortemente, magneticamente attratti,
verso altre persone, forse senza riuscire a dare un senso a ciò, forse anche
quando siete attratti da una persona dello stesso sesso e cercate di
etichettare quell’esperienza, come è capitato a molti miei clienti in anni
recenti, a quel punto potreste pensare: “Sono una donna e mi piace stare
accanto agli uomini, o viceversa: Sono un uomo e mi piace stare accanto
alle donne.”
Pensate a come è strano! Siamo essenzialmente delle anime
asessuate, non siamo né maschi né femmine, finchè non entriamo nel corpo
fisico. Poi, arrivando nel mondo della polarità, dobbiamo scegliere un
genere o l’altro, e nello
scegliere rinunciamo automaticamente a quello che abbiamo escluso.
Siccome io sono un maschio sono arrivato in questo mondo
scegliendo di polarizzarmi in un corpo maschile, nonostante la mia anima sia
asessuata, cioè maschile e femminile insieme, quindi ho messo la mia parte
femminile in secondo piano. Le donne invece mettono in secondo piano
la loro parte maschile. Ecco perché può accadere di sentirsi
inspiegabilmente attratti verso qualcuno che ha una polarità opposta alla
nostra.
Alcuni mesi fa ho svolto un seminario dove alcuni mi hanno
chiesto: “Cosa significa quando si è attratti dalla stessa polarità?”
Io credo che lo specchio funzioni. E’ uno specchio potente
che non ha bisogno di etichette. E’ solo uno specchio. Ecco
l’esempio di un caso su cui ho lavorato.
Cosa succede se siete un maschio – spiritualmente
asessuato – ma che, scegliendo di diventare un maschio in questo mondo,
ha fatto in partenza una rinuncia della femminilità, al 50% dell’esperienza?
Cosa succede se all’inizio della vostra vita di maschio vivete delle
situazioni in cui vi viene sottratta la vostra mascolinità?
Nel caso in questione si trattava di abuso. Hai
rinunciato al tuo femminile per essere qui, e una volta che sei
qui, ti viene portato via il tuo maschile! Cosa ti resta? Niente.
Allora che cosa fai? Cerchi di rinforzare ciò con cui ti identifichi meglio
in quel momento della tua vita.
Se sei venuto al mondo come maschio e ti è stata portata
via la mascolinità, cercherai di rinforzare la condizione maschile, che ti
è vicina nel tempo, e forse cercherai la compagnia di un maschio,
come accadeva all’uomo di questa storia, che si sentiva confuso e non sapeva
spiegarsi perché lo faceva.
Quando cominciò a capire il funzionamento dello specchio, il
perché gli divenne estremamente chiaro e dopo alcuni mesi non aveva più
quell’orientamento. Se l’avesse avuto sarebbe andato bene lo stesso
perché, finchè non ci mettiamo sopra delle etichette, stiamo semplicemente
parlando di modelli di energia.
Non è interessante come funziona?
Cerchiamo di rafforzare ciò che abbiamo perso o ceduto o che ci
è stato portato via.
Vi invito a porre attenzione alla vostra vita e al tipo di
persone verso cui vi sentite fortemente attratti e a chiedervi che cosa
possiedono di voi che è stato perso o ceduto o preso.
Pensiamo ai rapporti amorosi, quante volte avete sentito parlare
di coppie che si formano a causa di questa carica e poi la carica
scompare e i due si rendono conto di non essere più innamorati?
In realtà forse il loro amore li ha serviti così bene, cioè sono
riusciti a tal punto a guarire in sé stessi ciò che hanno visto
nell’altro, che non sentono più nessuna carica e cominciano ad incarnare
l’interezza. Da quel momento in poi entrambi possono scegliere di
continuare il rapporto sulla base di principi completamente diversi, basati sul
fatto che ciascuno semplicemente riesce a godere della compagnia dell’altro.
IL 5° SPECCHIO ESSENO
Nella mia opinione questo modello di rapporti umani, il
quinto specchio esseno è forse il più potente in assoluto, perché credo ci
permetta di vedere meglio e più profondamente degli altri la ragione per cui
abbiamo vissuto la nostra vita in un dato modo. Esso rappresenta lo
specchio che ci mostra i nostri genitori nel corso della nostra interazione con
loro.
Attraverso questo specchio ci viene chiesto di ammettere
la possibilità che le azioni dei nostri genitori verso di noi riflettano
le nostre credenze e aspettative nei confronti di quello che potrebbe
configurarsi come il più sacro rapporto che ci sia dato di conoscere sulla
Terra e cioè il rapporto fra noi e la Madre Cosmica e il Padre Celeste,
vale a dire con l’aspetto maschile e femminile del nostro creatore, in
qualunque modo lo concepiamo.
E’ attraverso il rapporto con i nostri genitori, che essi ci
mostrano le nostre aspettative e credenze verso il rapporto divino. Per
esempio se ci troviamo a vivere un rapporto con genitori da cui ci
sentiamo continuamente giudicati o per i quali anche fare del
nostro meglio non è mai abbastanza, è altamente probabile che quel rapporto
rifletta la seguente verità: siamo noi che crediamo, dentro di noi, di
non essere all’altezza e che forse non abbiamo realizzato quello che ci si
aspettava da noi attraverso la nostra percezione di noi stessi fino al
Creatore.
Questo è uno specchio potente e molto impalpabile che, forse più
di altri, ci può svelare perché abbiamo vissuto le nostre vite in un
determinato modo.
Tale specchio ha avuto un impatto incredibile nella mia
vita. Un impatto ricco di implicazioni. Condividerò con voi una
frase che poi studieremo da moltissime angolature, discutendo questo specchio
in dettagli, perché la frase è molto ricca di significati. Prima però vi
faccio notare che esistono ben pochi assoluti, che ci sono sempre delle
eccezioni e che l’argomento che stiamo per affrontare va visto come una ricerca
di modelli generali.
Se mentre vi parlo, sentite una voce interiore che dice: “Non è
assolutamente così!” è possibile che abbiate appena contattato un’informazione molto potente nella vostra
storia personale e che vi venga chiesto ora di decidere se questo è il
momento opportuno per prenderne coscienza. Se la risposta è “si”,
vuol dire che avete gli strumenti per farlo, se è “no” avete sentito quali sono
questi strumenti.
Quindi, se mentre vi parlo provate un’emozione, oppure se la
vostra temperatura corporea sale un po’, o se il battito del vostro cuore
aumenta, o se sentite un formicolio alle dita (è un po’ come quando
si è innamorati), forse vi sta
succedendo ciò che vi ho appena preannunciato.
Una risposta di questo tipo si realizza solo quando vi viene
mostrato qualcosa di così profondo che in passato avete scelto di
allontanarvene. Quindi la cosa da tener presente riguardo questo specchio
è la seguente: a prescindere dalle caratteristiche che avete condiviso,
pur senza giudicare, senza pensare al giusto e allo sbagliato, visto che stiamo
lavorando sullo specchio della polarità che presenta solo segni positivi o
negativi, c’è una buona probabilità che le parole che usate per descrivere i
vostri genitori come li vedete oggi, da adulti, abbiano pochissimo a che
fare con le persone di questa terra che voi chiamate mamma e papà. E’ molto
probabile che le parole che usate per descrivere i vostri genitori terrestri vi
servano a descrivere uno specchio che i vostri genitori hanno retto
impeccabilmente dinanzi a voi, per darvi una visione del rapporto
più sacro che è dato conoscere sulla Terra. E’ anche molto probabile che
il modo in cui percepite i vostri genitori sulla Terra, rappresenti lo
specchio delle vostre aspettative verso il rapporto che intrattenete con la
Madre cosmica e il Padre celeste.
Lo ripeto: c’è una buona probabilità che il modo in cui
vedete o come descrivete i vostri genitori, le parole che usate,
siano quelle che descrivono le aspettative che avete sul rapporto con la vostra
Madre e il vostro Padre Divini.
L’argomento può essere inquadrato da molte angolazioni. E lo
faremo dettagliatamente fra poco per mezzo di un piccolo esercizio. Vi
chiedo: è possibile che i vostri genitori, nell’invitarvi inconsciamente o
consciamente in questo mondo, si siano assunti una responsabilità
sottintesa di cui la nostra cultura si è dimenticata? Secondo la quale la madre
e il padre terrestri, che ci mettono al mondo e si prendono cura di
noi, sarebbero dei surrogati, cioè l’approssimazione più vicina
all’aspetto materno e paterno del nostro Creatore Divino? Noi sappiamo che in
realtà il Creatore non ha un’identità sessuale, non è né una madre, né un
padre, bensì per così dire “una forza” in mancanza di una parola migliore in
inglese.
Vi chiedo ancora: “E’ possibile che i vostri genitori vi
abbiano amato così tanto e forse a dei livelli di cui non sono stati e
non sono essi stessi coscienti, da riuscire a reggere impeccabilmente
davanti a voi uno specchio capace di mostrarvi come voi concepite il rapporto
non tanto con loro, ma con il vostro Padre Divino e la vostra Madre Divina?.
E’ possibile che le volte in cui avete percepito la rabbia dei
vostri genitori verso di voi in realtà abbiate percepito quella che credevate
essere la rabbia del vostro Creatore verso di voi?
E’ possibile, infine che, quando i vostri genitori sono
orgogliosi di voi, vi danno l’incoraggiamento che vi fa sentir bene, voi in
realtà stiate sentendo qualcosa che proviene dal Creatore?
E’ possibile?
Se è vero che gli specchi funzionano, io credo che questo sia
precisamente ciò che accade. Credo che ci sia una buona probabilità che
gli esseri umani siano capaci di amare a livelli così taciti e profondi da
riuscire a scambiarsi questi specchi con grande precisione e credo anche
che i nostri genitori hanno fatto proprio questo per noi.
Con ciò non voglio sottintedere delle scusanti per i loro
comportamenti. Vi chiedo semplicemente di ammettere la possibilità
che in effetti il rapporto con i vostri genitori o con chi vi ha allevato, nel
caso siate siate stati adottati o abbiate vissuto in un orfanotrofio, vi abbia
permesso di vedere uno specchio, nel quale siete riusciti a percepire le
vostre credenze e aspettative su come credete che il vostro Creatore vi
concepisca e su come voi lo concepite.
Cosa provate pensando alla possibilità che i vostri
genitori vi abbiano mostrato questo specchio? Ha un senso per voi?
Proviamo a fare un esercizio. Vi invito a chiudere gli occhi
e a fare un respiro profondo alla maniera dello Yoga, spingendo fuori il ventre
durante l’inspirazione, in modo da far scendere bene il diaframma. Fate
una breve pausa, poi espirate contraendo leggermente i muscoli del ventre.
Ora vi chiedo di rivolgere a voi stessi il seguente invito: “Io
acconsento a sentire. Io mi permetto di sentire.” Ripetete mentalmente:
”Io acconsento a sentire, io mi permetto
di sentire”. Datevi anche il permesso di ricordare, dicendovi:
“Acconsento a ricordare” . Ripetetevi mentalmente: “Io ricordo, io acconsento a
ricordare”
A questo punto vi pongo una domanda: “Se qualcuno venisse
da voi e vi dicesse che vi resta un solo minuto sulla Terra, trascorso il quale
non sarete più presenti qui né potrete più comunicare con coloro che
amate e che, durante quel minuto voi potreste dire qualunque cosa ai vostri
genitori terrestri, cosa direste?”
Che parole scegliereste? Vi invito a condividere con me le
parole che usereste durante quel minuto:
“Noi siamo uno”
“Sii felice”
“Ci vediamo presto”
“Ti voglio bene”
Va bene, ora se qualcuno venisse da voi e vi dicesse che vi
resta un minuto da vivere in questo mondo in compagnia di coloro che amate e
che in quel minuto voi potreste udire la voce di vostra madre o di vostro
padre dirvi qualunque cosa, che cosa
vorreste sentirvi dire da vostro padre o da vostra madre? Vi invito a
condividere con me quelle parole.
Cosa vi piacerebbe di più sentirvi dire?
Tenete gli occhi chiusi inspirate profondamente ed
ascoltate. In quel minuto potreste udire qualunque frase. Mi rivolgerò
agli uomini per primi: Signori se voi poteste udire una qualunque frase rivolta
a voi dal vostro Creatore, lo udreste dire?: “Figlio mio sono orgoglioso di te,
figlio mio ti voglio bene, hai agito bene. Grazie, figlio mio”.
Ed ora alle donne: Signore, se voi poteste udire queste parole:
“Figlia mia grazie! Hai agito bene! Figlia mia, torna a casa!” Cosa
provate nell’udire queste parole? Riuscite a percepire una sensazione nel
vostro corpo? Perché? In fondo sono solo parole? E’ possibile che abbiamo
trascorso la maggior parte della nostra vita credendo di cercare amore rispetto
e approvazione dai nostri genitori terrestri, in quanto essi sono la cosa
più vicina alla nostra Madre e al nostro Padre Divini?
La realtà è questa. Nel profondo noi abbiamo sempre saputo
che in realtà cercavamo l’approvazione del nostro Creatore, cercavamo il suo
amore e il suo rispetto. E’ possibile?
Se è così avete appena ricevuto una grossa quantità di
informazioni sul perché avete vissuto la vostra vita in un determinato
modo e su come l’avete vissuta.
[...]
I rapporti umani ci offrono la possibilità di guarire il
rapporto con i nostri surrogati terrestri e nel fare questo noi saniamo
anche il rapporto con la controparte divina. Il tutto funziona anche
all’inverso, nel guarire il rapporto con la controparte divina deve per
forza sanarsi anche il rapporto con i genitori terrestri. Tutto questo non
significa che, in quanto figli, siete responsabili delle malattie dei
vostri genitori o delle loro scelte di vita.
Loro hanno semplicemente accettato, ad un determinato livello di
consapevolezza di reggere dinanzi a voi lo specchio che riflette le vostre
aspettative ed hanno scelto come proporvi quello specchio durante la loro
vita.
Una volta che i genitori sono sollevati dal peso dello specchio
sorge la seguente domanda: “Si ricordano della loro vera natura?” “Esiste
una parte della loro consapevolezza che fa dire loro: “ finalmente mio
figlio ha compreso il messaggio, ora posso vivere la mia vita.
Oppure rimangono tanto invischiati nel loro sistema di credenze da credere di
essere quelle malattie?
Questo è proprio il punto cruciale su cui noi stiamo lavorando
tutti insieme per sanare noi stessi e per ricordare quelle possibilità.
Non vi sembra che ciò abbia un senso? Si tratta di uno specchio
impercettibile. Vi ricordate che all’inizio di questa sessione ho detto
che gli specchi diventano sempre più impalpabili col nostro evolverci e che
dobbiamo affrontare quelli più ovvii prima di poter vedere i più sottili.
Siccome si tratta di specchi, il bello è che funzionano in
entrambi i sensi. E questo è importante, perché non ci limitiamo di certo
ad esaminare i casi negativi, infatti anche quando percepiamo i nostri genitori
come esseri affettuosi, saggi, vulnerabili, forti, onesti e tolleranti,
riceviamo il riflesso delle nostre credenze sul tipo di rapporto che abbiamo
col Creatore, cioè percepiamo il nostro Creatore e noi stessi alla presenza di
quella forza creativa.
Quindi la riflessione che vi offro rappresenta una possibilità
che è in sé sottile e potente che provoca tutta una serie di implicazioni
lungo l’arco di un’esistenza.
Se ciò ha un senso per voi, bene, se non lo ha vi invito ad
archiviare mentalmente queste informazioni e, se in futuro dovesse
verificarsi uno sgretolamento del vostro sistema di credenze, allora
potrete andare a cercare questa cartella e lavorando su questo specchio, avrete
un potente strumento a vostra disposizione. Lo specchio della Madre e del
Padre, il vostro Creatore.
IL 6° SPECCHIO ESSENO
Il sesto specchio esseno dei rapporti umani ha un nome abbastanza infausto,
infatti gli antichi lo chiamarono: l’Oscura notte dell’anima.
Ma lo specchio in sé non
è necessariamente altrettanto sinistro del suo nome. Attraverso un’oscura
notte dell’anima, ci viene ricordato che la vita tende verso l’equilibrio, che
la natura tende verso l’equilibrio e che ci vuole un essere
estremamente magistrale per bilanciare quell’equilibrio.
Nel momento in cui
affrontiamo le più grandi sfide della vita possiamo star certi che esse
divengono possibili solo dopo che abbiamo accumulato tutti gli strumenti che ci
servono per superarle con grazia e con facilità, perché è quello il solo modo
per superarle.
Fino a che non abbiamo
fatto nostri quegli strumenti non ci troveremo mai nelle situazioni che ci
richiedono di dimostrare determinati livelli di abilità. Quindi, da
questa prospettiva, le sfide più alte della vita, quelle imposteci dai rapporti
umani e forse anche dalla nostra stessa sopravvivenza, possono essere
percepite come delle grandi opportunità a nostra disposizione, per saggiare la
nostra abilità, anziché come dei test da superare o fallire.
E’ proprio attraverso lo
specchio della notte oscura dell’anima che vediamo noi stessi nudi, forse per
la prima volta, senza l’emozione, il sentimento, ed il pensiero, senza tutte le
architetture che ci siamo creati intorno per proteggerci.
Attraverso questo
specchio possiamo anche provare a noi stessi che il processo vitale è degno di
fiducia ed anche che possiamo aver fiducia in noi stessi mentre viviamo.
L'oscura notte
dell’anima rappresenta per noi l’opportunità di perdere tutto ciò che ci è
sempre stato caro nella vita e di vedere noi stessi alla presenza e nella
nudità di quel niente.
E proprio mentre ci
arrampichiamo fuori dall’abisso di ciò che abbiamo perso e percepiamo noi
stessi in una nuova luce, che esprimiamo i nostri più alti livelli di maestria.
Gli antichi parlavano molto chiaramente dell'oscura notte dell’anima.
Quando lavoravo nella
Bayer Area venne come paziente un giovane ingegnere, che aveva moglie e due
figlie che amava molto. Lavorava nel settore del software, dove la
domanda era talmente alta che ben presto l’uomo cominciò a viaggiare molto.
Dapprima forniva consulenze tecniche, poi iniziò a prender parte a delle
fiere commerciali ed a trascorrere sempre meno tempo con la famiglia. Le
poche volte che restava a casa provava una sensazione di
estraneità. C’era poco di cui parlare nel fine settimana. Non
sapeva cosa facevano le figlie a scuola e la comunicazione fra lui e la
moglie languiva. A un certo punto il suo ufficio assunse una donna di Los
Angeles, sua coetanea, anch’essa ingegnere, e i due cominciarono ad essere
inviati in missione insieme. Non passò molto tempo che l’uomo
cominciò a credere di essere innamorato della donna e lei di lui. Ad un
certo punto la donna chiese di tornare a Los Angeles ed anche lui chiese il
trasferimento da San Francisco, ottenendo un incarico proprio a Los
Angeles. Il suo ufficio era molto dispiaciuto che se ne andasse ed
i suoi amici pensavano che fosse impazzito. La sua famiglia soffriva
molto. Lui pensò: “Mi dispiace di aver ferito questa gente, ma io vado ad
iniziare la mia nuova vita” e si trasferì a Los Angeles. Un bel giorno, dopo
tre settimane, la donna tornò a casa e gli disse: “Sai il nostro rapporto non è
quel che credevo e vorrei che finisse qui.” L’uomo era sconvolto.
Che paura universale si era risvegliata in lui? Era il fatto che lei gli avesse
chiesto di andarsene che l’aveva distrutto. Cominciò ad avere scarsi risultati
sul lavoro. Fu mantenuto in servizio per il periodo di prova e, siccome
non migliorava, alla fine gli fu chiesto di dimettersi. Si ritrovò in una città
estranea, senza amici, senza gruppo di sostegno, senza stipendio né lavoro e
persino sulla lista nera di altre ditte dello stesso settore. Non aveva un luogo in cui
tornare, perché aveva rinunciato a tutte le cose che gli erano state
care. Il suo ufficio non lo rivoleva, la sua famiglia ed i suoi amici non
erano disponibili. Venne da me e mi disse: “Cosa diavolo mi sta
succedendo? Come faccio a riprendermi la mia famiglia?”
Io molto sinceramente gli risposi: “Congratulazioni!, perché il
solo modo in cui qualcosa del genere è potuto succedere nella sua vita è grazie
al fatto che hai raggiunto il tuo più
alto livello di maestria.”
Quando un essere umano conquista l’ultimo tassello
di abilità, la creazione si apre dinanzi a lui che diviene libero di
esprimere tale maestria in qualunque cosa abbia creato nella vita.
Quando la vita è più dura, quando ci vengono poste delle sfide
più alte nel campo della salute, dei rapporti umani o della
sopravvivenza è perché noi stessi ci siamo creati quelle situazioni solo dopo
aver accumulato tutti gli strumenti necessari a tirarcene fuori con grazia.
Qualunque madre lo sa. Non ve l’ha mai detto vostra madre
che Dio non vi da mai più problemi di quanti non riusciate a sopportarne? L’ho
visto succedere mille volte: questioni di salute, malattie potenzialmente
letali, implosioni emotive. So con certezza che nella vita noi
tendiamo verso l’equilibrio e che ci vuole un grosso sforzo per riuscire
a sconvolgere quell’equilibrio e siccome siamo tutti dei maestri,
sappiamo bene come farlo.
In quanto maestri noi abbiamo appreso come creare forte
squilibrio nelle nostre vite in modo da favorire il manifestarsi dello slancio
che ci serve per dimostrare il grado di abilità da noi raggiunto. Ci
viene offerta così un’opportunità rispetto alla quale non abbiamo nessun
punto di riferimento, nessuno a cui chiedere o da cui andare. Non avendo
mai avuto prima quella data esperienza, tutto ciò su cui possiamo contare è noi
stessi ed è a quel punto che ci viene chiesto di rivolgerci verso i
livelli più profondi del nostro essere.
IL 7° SPECCHIO ESSENO
Dalla prospettiva degli antichi, il settimo mistero dei rapporti
umani o settimo specchio esseno era il più sottile e, per alcuni versi,
anche il più difficile. E’ lo specchio che ci chiede di ammettere la
possibilità che ciascuna esperienza di vita, a prescindere dai suoi
risultati, è di per sé perfetta e naturale. A parte il fatto che si
riesca o meno a raggiungere gli alti traguardi che sono stati stabiliti per noi
da altri, siamo invitati a guardare i nostri successi nella vita
senza paragonarli a niente. Senza usare riferimenti esterni di nessun genere.
Il solo modo in cui riusciamo a vederci sotto la luce del
successo o del fallimento è quando misuriamo i nostri risultati, facendo uso di
un metro esterno. A quel punto sorge la seguente domanda: “A
quale modello ci stiamo rifacendo per misurare i nostri risultati? Quale
metro usiamo?”
Nella prospettiva di questo specchio ci viene chiesto di
ammettere la possibilità che ogni aspetto della nostra vita personale –
qualsiasi aspetto - sia perfetto così com’è. Dalla forma e peso del
nostro corpo ai nostri risultati in ambito accademico, aziendale o
sportivo. Ci renderemo conto insieme che, in effetti, questo è vero
e che un risultato può essere sottoposto a giudizio solo quando viene
paragonato ad un riferimento esterno. Siamo quindi invitati a permettere
a noi stessi di essere il solo punto di riferimento per i risultati che
raggiungiamo.
Gli antichi consideravano l’ultimo specchio come il più
impercettibile e per illustrarvelo vi racconterò un paio di storie. Verso la
fine del mio periodo aziendale condividevo l’ufficio con una collega,
perché lo spazio di lavoro a disposizione era limitato. Avevamo mansioni
molto diverse. Siccome non c’era competizione fra noi, parlavamo e
pranzavamo insieme spesso, diventando ottimi amici. Un giorno, tornato in
ufficio dopo la pausa pranzo, la vidi sbiancare e sedersi mentre
ascoltava i suoi messaggi in segreteria.Le chiesi cosa fosse successo e
lei mi raccontò una storia che io sto per raccontare anche a voi al fine
di illustrare il settimo specchio esseno.
La mia collega aveva un’amica sua coetanee, madre di una ragazza
che si era diplomata un paio di anni prima - una bellissima ragazza, piena di
talento, molto sportiva, brava a scuola, dotata di ottime capacità artistiche
che aveva deciso, d’accordo con i genitori, di fare la modella dopo il diploma.
Dopo aver svolto alcuni ottimi servizi da modella ed aver
frequentato una scuola specializzata di New York, la ragazza aveva completato un’altra serie di
incarichi e stava avviandosi verso una carriera di successo.
Finiti quei primi servizi le agenzie cominciarono a dirle che
per quel tipo di lavoro avrebbe dovuto cambiare un po’ il suo aspetto.
Inizialmente le suggerirono di intervenire su cose semplici come il giro
vita e la misura del seno, che venne aumentata per mezzo di un intervento
chirurgico. I suoi genitori erano d’accordo perché sapevano che la
professione lo richiedeva. Non passò molto tempo che le agenzie
cominciarono ad esigere forme più estreme di cambiamento. Per
esempio, quando la ragazza sorrideva aveva una sovraocclusione – che era pur
gradevole da vedere – e le fu detto che una modella non poteva permetterselo e
le chiesero di farsi operare. Lei obbedì, le sue mascelle vennero rotte e
ricomposte, immobilizzate con strumenti metallici. Onestamente, io ho visto foto di prima e dopo
l’intervento, c’era ben poca differenza. Mentre le mascelle erano
immobilizzate, la ragazza dovette limitare la sua dieta e dimagrì molto, il che
di solito è desiderabile per una modella.
In seguito alla perdita di peso le sue costole inferiori cominciarono
ad essere più visibili. La gente del suo ambiente disse alla ragazza che
non era un problema, si poteva risolvere tutto chirurgicamente. Infatti la
ragazza si sottopose ad un intervento in cui le vennero asportate le
costole fluttuanti inferiori. E a quel punto cominciò a succederle
qualcosa. Forse sapete già che il perso corporeo attraversa delle
fasi. Io stesso sono stato un podista a livello agonistico, per molti
anni e c’erano periodi in cui potevo mangiare qualunque cosa senza
riuscire ad aumentare di peso, mentre in altri periodi bastava semplicemente
pensare al cibo per ingrassare. E’ come se il corpo entrasse in una
sua fase. Può capitare di smettere di mangiare per un po’, mantenendo lo
stesso peso costante o persino ingrassare, oppure cominciare a perdere
peso. Poi, decidere di smettere e l’organismo invece continua a
dimagrire, anche se si mangia normalmente. Questo è proprio ciò che accadde
alla ragazza. Era entrata in una fase inarrestabile di dimagrimento e la telefonata
che la mia collega aveva ricevuto quella mattina era della madre della
giovane che, dall’ospedale le aveva comunicato la morte della figlia in seguito
a complicazioni derivanti da malnutrizione. La giovane donna era stata portata
all’ospedale perché il suo corpo non riusciva ad adattarsi a quel peso.
La domanda che mi posi
fu questa: “Perché questo è successo? Qual è la ragione?”
Ancora un’altra storia. Alcuni mesi fa Melissa ed io ci siamo
messi in viaggio. Per partire da casa nostra bisogna prendere in
tutti i modi l’aereo ad Abuquerque ed usando certe compagnie aeree, di cui non
faccio il nome, bisogna passare per Dallas prima di poter andare da
qualunque parte. Quindi quando andavo a Toronto, dovevo volare fino a
Dallas per arrivare a destinazione o a Kansas City per arrivare a Dallas.
Se siete stati all’aereoporto di Dallas sapete che è enorme e che c’è
una rete tranviaria – teoricamente, quando funziona - per portare i
passeggeri da un terminal all’altro e,
quando funziona è un ottima rete. Normalmente succede che si
arriva all’uscita N. 6 e si deve andare all’uscita 44 che è distante
mezzo miglio. Quel giorno eravamo in attesa dei tram ai piedi di una
lunga scala mobile e davanti a noi c’era una coppia di anziani, una donna
e un uomo apparentemente duro di udito. I due erano impegnati in un fitto
dialogo in cui esprimevano giudizi sulla gente. Sembrava essere la
loro attività abituale, tanto erano a loro agio nel farlo. Mano a mano
che arrivava qualcuno dicevano: “Toh! Guarda quello come è vestito!”
oppure “Guarda quella lì, hai visto che orecchini?” A un tratto, con la coda
dell’occhio, ho visto scendere dalla scala mobile una donna molto
grassa. Una volta avevo un cliente che pesava 200 chili e so
che quella donna poteva pesare sui 180 chili. La donna reggeva una
valigia vecchio stile con fibbie di
metallo. C’erano più di 40 gradi a Dallas quel giorno e sicuramente la donna
doveva avere un buon motivo per essersi messa in viaggio con quel caldo,
viaggiando in quei sedili scomodi per lei, con le caviglie gonfie e
trascinandosi dietro quella brutta valigia. Venne a mettersi proprio
accanto a noi e la coppia continuò a fare i suoi commenti come prima e, siccome
l’uomo era duro di orecchi, noi tutti sentimmo quando disse alla moglie: “Guarda
quella donna, non è terribile? Perché non fa qualcosa per sé stessa? Si
dovrebbe vergognare di farsi vedere in giro in quello stato!” Era una rara
opportunità, io ero qui, la coppia era qui e la donna grassa era lì. Ed
io credo che tacitamente lei acconsentì a lasciarsi guardare negli occhi
da me, perché mi guardò direttamente in volto. Anch’io la guardai
direttamente negli occhi e lei non disse una parola, ma so che aveva udito
tutto ciò che era stato detto.
Stette zitta e mentre
aspettavamo il tram i suoi occhi si riempirono di lacrime. Divenne
rossa in viso ed era chiaro che stava tenendo duro per non
piangere. Quel commento l’aveva ferita. Salimmo sul tram. La
coppia si mise accanto a me e scambiammo quattro chiacchiere. Erano
persone per bene, non avevano intenti malevoli. Avevano solo
quell’abitudine inconscia a criticare. In quel momento seppi che
avevamo avuto tutti una rara opportunità. La donna aveva avuto
l’opportunità di sentirsi giudicare; la coppia aveva avuto l’opportunità
di giudicare qualcuno ed io avevo avuto l’opportunità di esserne
testimone.
Entrambe le storie illustrano il settimo mistero
esseno dei rapporti umani - il mistero del ricercare la perfezione
nell’imperfezione della vita. La giovane donna che aveva perso la
vita, con quali standard si misurava? L’avevano fatta sentire imperfetta e
l’avevano costretta a cambiare il corpo che le era stato dato in questa
vita. Che metro aveva usato?
Quanto alla coppia che aveva percepito la donna come grassa e a
me, che la descrivo come tale a voi adesso, fino a che non paragonate la
vostra esperienza di vita ad un referente esterno come potete non essere
perfetti?
Ciò che vi raccomando è questo: siate consapevoli del modello a
cui vi rifate per misurare i vostri risultati. Che metro usate nella vita? In
base a che cosa distinguete fra la vostra riuscita ed il vostro
fallimento?
Mettiamola così: io potrei darvi un foglio con una lista di
criteri e dirvi di parlarmi delle vostre abilità sportive, delle vostre abilità
accademiche, comunicative o amorose. Chiedere: Siete dei bravi
amanti? E’ sempre una buona domanda. Non vi concederei più di 15 secondi
per darmi una risposta, perché, a prescindere da cosa risponderete, se vi siete
descritti come esseri meno che perfetti, a che cosa vi siete paragonati?
Come fate a dire che state facendo qualcosa di non perfetto a meno che
non facciate riferimento a qualcosa che sta al di fuori di voi stessi?
Ne parlavamo proprio ieri quando sono andato nella sala
proiezioni per vedere la registrazione di questo video che i tecnici erano
riluttanti a mostrarmela perché c’era la sensazione che avrei potuto essere
critico verso me stesso. Se io incarno questo specchio, se io vi do
il meglio di me nel momento presente, il risultato è perfetto, fino a quando
non mi paragono a qualcun altro. E’ perfetto, è il meglio che può essere
in questo momento.
Questo per gli Esseni è il nodo più delicato, perché siamo così
pronti a giudicare noi stessi. Siamo noi i nostri critici più agguerriti
Quindi vi invito ad esaminare la vostra vita ed a individuare le
aree in cui sentite di non essere felici di voi stessi. Questo può accadere
soltanto se non avete fatto del vostro meglio oppure se avete fatto del
vostro meglio e vi siete paragonati a qualcun altro. Che metro
usate? Nella nostra cultura, che metro usiamo?
Noi veniamo paragonati a quest’uomo (ndr: indica l' immagine di
Gesù). Sapete che cosa ha detto quest’uomo quando era qui?
Disse: “Voi pensate che le cose che sto facendo io siano fantastiche,
allora aspettate di vedere quello che sarete capaci di fare voi fra 2000
anni.” Sto parafrasando un po’. Disse anche: “Non mettetemi su di un
piedistallo, voi siete molto, molto più bravi di me se realizzate il potere che
c’è in voi, il potere del pensiero, del sentimento e dell’emozione e di ciò che
farete con esso.”
Questo è il settimo specchio esseno dei rapporti umani, lo
specchio della perfezione.
Questi sette specchi dei rapporti umani sono potenti, ci
forniscono delle profonde intuizioni sul perché abbiamo vissuto la nostra vita
in un certo modo e abbiamo avuto determinati rapporti umani.
Gli Esseni ci ricordano che ciascuno di noi passerà attraverso
ogni specchio durante la propria vita, che ne siamo coscienti o no.
Spesso ci muoveremo in molti specchi simultaneamente perché siamo maestri e lo
diventiamo sempre di più in questa vita.
Nel passare attraverso gli specchi, noi procediamo attraverso la
nostra vita, forse senza nemmeno renderci conto del perché facciamo queste
cose. Sarebbe bello se ogni mattina si accendesse una bella luce al neon
che ci dicesse: “Oggi, dopo aver fatto colazione, dopo che i tuoi familiari
sono usciti, puoi cominciare il tuo lavoro sull’oscura notte dell’anima.”
La vita non funziona così. Siamo invitati a conoscere
noi stessi in presenza di altri, attraverso i nostri rapporti umani e quando
quei rapporti sono sanati, noi diventiamo il beneficio di quella guarigione e
lo portiamo in noi nel sogno ad occhi aperti della vita, camminando tra i due
mondi del cielo e della terra.
Fonte: "Camminare tra i mondi" di Gregg Braden
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